Articolo pubblicato anche su Medium
La tecnologia blockchain mostra sempre più le sue fantastiche peculiarità. Ormai sono passati quasi 10 anni dalla sua prima applicazione: – il blocco 0, quello Genesi, della blockchain Bitcoin fu risolto il 3 gennaio del 2009. Nel frattempo un’altra blockchain pubblica, Ethereum, sta introducendo molte nuove implementazioni e un nuovo fork e tutte queste novità, a dimostrare il buon stato di salute, sono state esplicitate durante l’affollato Devcon IV svoltosi a Praga dal 30 ottobre al 2 novembre di quest’anno. Ma anche ambienti di blockchain private, come quello di Hyperledger della Linux Foundation appena conclusosi in Basilea con i suo molteplici panel mostrano come molte delle applicazioni iniziali, Fabric, Sawtooth, Iroha ed altri siano arrivati alla versione 1.0 ed abbiano quindi superato ogni test per essere diffusamente applicate.
Ma la blockchain è obbligatoria?
Tutto questo enorme interesse intorno alla blockchain ci obbliga a rispondere inizialmente a questa domanda, ed è per questo che una corretta analisi del proprio percorso decisionale sia fondamentale. In giro sulla rete si trovano molti articoli in merito, in questo articolo provo a farne una sintesi anche traducendo i grafici.
Il percorso decisionale tramite i diagrammi di flusso
Poiché una blockchain è innanzitutto un database con alcune proprietà uniche, una blockchain può essere una soluzione quando è necessario gestire i dati e non ci sia fiducia certa fra coloro che li implementano. L’ affermazione che segue, tratta dal documento di Wüst / Gervais intitolato “Hai bisogno di una blockchain?”, riassume la situazione con precisione:
"... utilizzare [...] la blockchain ha senso solo quando più entità reciprocamente diffidenti desiderano interagire e modificare lo stato di un sistema e non sono disposte a concordare una fiducia in terze parti online [...]"
